Robert Carsen colloca l’opera di Cesti nell’ambiente dell’arte nella Milano di oggi.

Dirige Giovanni Antonini, nel cast Stéphanie D’Oustrac.

Venerdì 20 settembre nel Ridotto dei Palchi un convegno approfondisce l’opera di Cesti.

Diretta su LaScalaTv il 5 ottobre.

 

L’Orontea di Antonio Cesti va in scena alla Scala per cinque rappresentazioni dal 26 settembre al 5 ottobre 2024. È la prima volta che questo titolo, e qualsiasi titolo di Cesti, viene rappresentato al Piermarini, ma il Teatro ne produsse una pionieristica edizione nel 1961 per gli spazi ridotti della Piccola Scala.

La nuova produzione, che si inserisce nel progetto di riscoperta del melodramma italiano delle origini voluto da Dominique Meyer e che ha portato in scena negli anni scorsi La Calisto di Francesco Cavalli e Li zite ngalera di Leonardo Vinci, è diretta da Giovanni Antonini con la regia di Robert Carsen, scene e costumi di Gideon Davey e luci dello stesso Carsen insieme a Peter van Praet. In palcoscenico Stéphanie d’Oustrac è Orontea, Francesca Pia Vitale Silandra, Carlo Vistoli Alidoro, Hugh Cutting Corindo, Mirco Palazzi Creonte, Luca Tittoto Gelone, Maria Nazarova Giacinta, Sara Blanch Tibrino e Marcela Rahal Aristea.

Giovanni Antonini, al suo sesto titolo alla Scala, e Robert Carsen che raggiunge il quattordicesimo, si ritrovano dopo lo strepitoso successo del Giulio Cesare di Händel nel 2019 per dar vita a uno spettacolo che riporta ai giorni nostri la vicenda della regina Orontea, refrattaria alla ragion di stato e innamorata del pittore Alidoro. La protagonista diventa una donna di potere nostra contemporanea, figura di riferimento nel mondo dell’arte nella Milano di oggi. Ancora una volta Carsen modifica l’ambientazione ma va al cuore dei meccanismi di seduzione, inganno, sorpresa, sensualità e ironia del teatro barocco, ammiccando alla platea come faceva allora il testo, arguto ed esplicito, di Giacinto Andrea Cicognini e Giovanni Filippo Apolloni.

Come sempre nel caso di opere rare o di particolare interesse, il Teatro offre al pubblico occasioni speciali di conoscenza e approfondimento: venerdì 20 settembre dalle ore 15 alle ore 18 il Ridotto dei Palchi ospiterà l’incontro di studio “Un capolavoro comico del Seicento”, curato e moderato dal Consulente scientifico del Teatro alla Scala Raffaele Mellace con la partecipazione del Maestro Giovanni Antonini e degli studiosi Lorenzo Bianconi, Davide Daolmi e Paolo Fabbri.

Un’ora prima dell’inizio di ogni recita, presso il Ridotto dei Palchi, si terrà una conferenza introduttiva all’opera tenuta da Elisabetta Fava.

La rappresentazione del 5 ottobre sarà trasmessa in live streaming sulla piattaforma LaScalaTv e resterà disponibile on demand fino al 12 ottobre.

L’opera

Andata in scena il 19 febbraio 1656 nel Teatro di Sala di Innsbruck, L’Orontea è la seconda opera composta da Antonio Cesti per la corte tirolese, dopo L’Argia del novembre 1655, e uno dei più grandi successi del secolo, con innumerevoli riprese nei teatri di tutta Europa. Il dramma per musica del fiorentino Giacinto Andrea Cicognini, scritto verso la fine del 1648 durante il suo soggiorno veneziano, fu rappresentato per la prima volta nel Carnevale del 1649 nel Teatro dei SS. Apostoli in una veste musicale di Francesco Lucio. La vicenda, ambientata in un Egitto fantastico, vede la regina Orontea respingere gli appelli alla ragion di stato del filosofo Creonte per inseguire le grazie del giovane e umile pittore Alidoro, che solo dopo infiniti equivoci e peripezie si rivelerà un principe di alto lignaggio.

Dell’opera cestiana, dal carattere leggero di autentica commedia degli equivoci, ci sono giunte quattro partiture manoscritte complete, due conservate a Roma (Biblioteca Apostolica Vaticana e Biblioteca del Conservatorio Santa Cecilia), una a Parma (Biblioteca Palatina, Sezione musicale) e una a Cambridge (Magdalene College, Pepys Library). Nessuna corrisponde esattamente alla versione cantata a Innsbruck nel 1656, ma tutte testimoniano le modifiche fatte per riprese successive, come l’aggiunta di arie per un cantante o gli adattamenti per un differente registro vocale.

Nato ad Arezzo nel 1623, Antonio Cesti è con Monteverdi e Cavalli il rappresentante più significativo del panorama musicale secentesco. Avviato alla carriera ecclesiastica, Cesti si dedica piuttosto al teatro dapprima sotto la protezione dei Medici e quindi al servizio dell’arciduca Ferdinando Carlo del Tirolo, da Innsbruck a Vienna (dove va in scena con clamoroso successo Il pomo d’oro), Firenze, Roma e Venezia.