( Alessandra Giorda-Genova) Anche per il sesto titolo in cartellone la dirigenza del Teatro Carlo Felice di Genova composta dalla coppia lavorativa Claudio Orazi, Sovrintendente e Pierangelo Conte, direttore artistico, hanno fatto centro continuando ad imporre il Teatro lirico genovese come un vero diamante che brilla di luce propria.

Andrea Chénier è un’opera straordinaria di Umberto Giordano, che mescola una trama romantica e tragica con un impianto musicale potente e drammatico. Ambientata durante la Rivoluzione Francese,  racconta la storia del poeta Andrea Chénier e del suo amore per Maddalena di Coigny, sullo sfondo di un’epoca di violenza e cambiamento.

 

 

Firma la meravigliosa  regia Pier Francesco Maestrini nell’allestimento di forte impatto della Fondazione Teatro Comunale di Bologna  e dell’Opèra Garnier di Monte-Carlo

Musicalità intensa e coinvolgente, poichè  Giordano ha  utilizzato una scrittura musicale che amplifica il pathos passando dal lirismo alle esplosioni emotive, con una orchestrazione ricca e drammatica. La direzione magistrale del M° Donato Renzetti  ha elevato l’intera produzione, fondendo in modo perfetto potenza e delicatezza, conducendo l’Orchestra del Carlo Felice con un’incredibile sensibilità musicale. Una lettura musicale impeccabile ha dato vita a Andrea Chénier con una direzione che ha saputo emozionare, coinvolgere e sorprendere. Lodi si spendono per il Coro molto ben preparato dal M° Claudio Marino Moretti.

Volgendo lo sguardo al cast Andrea Chènier è brillantemente portato in scena da Fabio Sartori capace di snocciolare  una voce eroica, lirismo appassionato e slancio drammatico. Senza ombra di dubbio questo ruolo esige ardore e poesia. Il tenore trevigiano è  capace di un timbro radioso, acuti penetranti e un fraseggio appassionato per dare voce all’eroismo e alla tragedia di Andrea Chènier.

 

 

Amartuvshin Enkhbat è uno straordinario  Carlo  Gérard  con una tessitura ricca e potente che si presta a esprimere le emozioni intense e il conflitto interiore del personaggio.  Voce robusta ed espressiva al servizio delle sfumature del ruolo che si cala perfettamente nel dramma dell’opera. L’artista mongolo si conferma un grande con una voce ampia e scolpita capace di restituire tutta la complessità di Gérard  tra rabbia amore e tormento interiore.

Maria Josè Siri, nel ruolo di Maddalena di Coigny, è dotata di una buona dose di versatilità vocale ha dato sfogo  ad un lirismo raffinato con una voce potente e brillante, in grado di affrontare passaggi vocali impegnativi e di esprimere intensità emotiva. Dal lirismo puro iniziale alla devastante espressività sulle note de La mamma morta, il soprano uruguaiano  sfodera una voce ricca di colore e pathos.

 

 

Cristina Melis regala al suo ruolo un grande charme e personalità incarnando uno spirito libero e seducente. Voce brillante e fraseggio incisivo per una Bersi che danza tra frivolezza e profondità emotiva.

Plausi per il resto del cast composto da  La contessa di Coigny  Siranush Khachatryan, Madelon  Manuela Custer, Roucher Nicolò Ceriani, Fléville Matteo Peirone , Fouquier Tinville
Marco Camastra, Mathieu Luciano Roberti, Un incredibile Didier Pieri, L’abate Gianluca Sorrentino, Il maestro di casa Franco Rios Castro, Dumas Angelo Parisi, Schmidt Andrea Porta.

Impattante e dotato di grande professionalità è il corpo di ballo de “Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo ” For Dance” ETS

Firmano le scene e video Nicolás Boni, i  costumi Stefania Scaraggi, la coreografia Silvia Giordano e le luci Daniele Naldi 

Come al solito teatro pienissimo, pubblico gaudente e divertito che ha riconosciuto gli artisti con fragorosi applausi per svariati minuti.

Recensione della Première del 6 Febbraio 2025