
(Alessandra Giorda) Celso Albelo rappresenta uno dei tenori più apprezzati sulla scena internazionale nei teatri più prestigiosi dal Metropolitan di New York alla Wiener Staatsoper, passando per il Boshoi di Mosca e La Fenice di Venezia senza dimenticare i successi al San Carlo di Napoli e all’Opera Australia solo per citarne alcuni di una serie lunghissima. Al suo attivo ha oltre trenta ruoli spaziando da Puccini a Massenet e Verdi…… e grandi successi con Doña Francisquita nella trentesima stagione della Zarzuela delle Canarie.
Artista di riferimento nel Belcanto, capace di imporsi anche nei più interessanti ruoli verdiani, e non solo, tra i tanti il Duca di Mantova nell’opera Rigoletto. E’ un ruolo ha debuttato nel 2006 a Busseto, al Festival Verdi, con grande successo, ma il Duca che presenterà al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino è ricco di cesellature e sfumature mai viste prima. Un Duca di vero lustro, ricco di seduzione e carisma con un destino inesorabile, pronto ad incantare il pubblico con il suo talento e fascino senza tempo.
Sei sempre stato uno degli artisti di riferimento del repertorio del Belcanto, quando hai sentito l’esigenza di esplorare pagine verdiane con vari ruoli?
Non c’è stato un momento particolare in cui ho sentito il bisogno di esplorare altri repertori: tutto è stato il risultato di una naturale e logica evoluzione del mio percorso vocale e artistico. Per anni ho avuto in repertorio Il Duca di Rigoletto, Alfredo de La Traviata e Riccardo di Un ballo in maschera, ruoli che ho gradualmente fatto miei. Il bel canto, un repertorio che tuttora mantengo e apprezzo, mi ha fornito le basi per seguire questo percorso verso altri ruoli verdiani come Macduff in Macbeth e Manrico ne Il Trovatore, così come personaggi emblematici di Puccini come Rodolfo ne La Bohème o Pinkerton in Madama Butterfly o altri ruoli dell’opera francese come Chevalier des Grieux nella Manon di Massenet. La voce e i miei interessi sono stati ciò che, poco a poco, mi hanno indotto a continuare ad esplorare ed evolvermi. A questo punto mi ritrovo a continuare a soddisfare la mia curiosità.
Ne il Duca di Mantova hai trovato senza ombra di dubbio un ruolo si adatta perfettamente a te e si annoverano i tuoi successi in vari teatri prestigiosi nel mondo, tuttavia il “tuo” Duca al Maggio Musicale sarà diverso. Perché?
Certamente, canto Il Duca ne Rigoletto quasi dall’inizio della mia carriera e l’ho sempre apprezzato in molte produzioni diverse da quando l’ho debuttato a Busseto nel 2006! Quasi vent’anni di repertorio non sono un’impresa da poco. Con questo voglio dirvi che è un personaggio che ho ben interiorizzato, ma logicamente si è evoluto molto. Non lo riprendevo da prima della pandemia, e ristudiandolo mi sono reso conto che ora il mio approccio è diverso. All’inizio più interessante, perché la voce ha preso più corpo e perché da un punto di vista psicologico, essendo trascorso del tempo, la mia visione è cambiata. Ora posso inserire altre sfumature, sia dal punto di vista vocale che drammatico.
Come affronti le difficoltà tecniche delle arie come La donna è mobile e come riesci a bilanciare la leggerezza del fraseggio con l’intensità emotiva? Il Duca richiede una vocalità brillante e seducente, ma anche la capacità di esprimere sfumature più intime, con in Parmi veder le lagrime. Come bilanci questi due aspetti nella tua interpretazione?
Negli anni in cui mi sono dedicato tra Donizetti o Bellini, avevo sempre dato il meglio di me e delle mie capacità di allora, e mi è chiaro che siano state la base migliore per affrontare quest’altro repertorio di cui ho parlato e, senza dubbio, di poter interpretare Il Duca come faccio adesso per cogliere quei dettagli di cui accenna, sia che si tratti di un’enunciazione incisiva e brillante o di un fraseggio intimo e raccolto. La tecnica c’è, e con una buona dose di intuito maturata negli anni di carriera, ti accorgi che la musica di Verdi ti mette al posto giusto, cantando sempre “sul” fiato e con il supporto sonoro adatto per cantare in modo “sano”. Anche questi dettagli vanno lavorati e concordati con il direttore musicale, perché non dipendono solo da me: è un lavoro di squadra.
C’è un momento nell’opera Rigoletto che apprezzi particolarmente o che consideri una sfida emotiva o artistica?
Verdi regala grandi momenti in questa partitura, sia al pubblico che agli interpreti. Rigoletto è soprattutto un’opera poliedrica come nessun’altra delle sue opere. È tenero e allo stesso tempo molto crudele, e perfino attraversato da tracce di umorismo nero. È anche uno studio sull’amore padre-figlio. Ci sono così tanti aspetti interessanti in quest’opera! La sfida più grande è sempre riuscire ad allineare la voce, l’espressione e il gesto, che sono tutto, per costruire il personaggio. Sono felice di affrontarlo di nuovo perché so di avere ancora molto da dire su quest’uomo malvagio. Adoro la mia prima scena, il duetto, il quartetto. E, ovviamente, La donna è mobile, una delle melodie operistiche più famose.
La tessitura del Duca è pensata per mettere in risalto il tenore, come valorizzi il tuo timbro in un ruolo così esposto?
Nel corso della mia carriera ho cantato ruoli di belcanto che cantano anche tenori leggeri, ma la mia voce ha sempre avuto, fin dall’inizio, il volume e le sfumature di un tenore lirico per natura, circostanza che mi ha permesso di incorporare Il Duca e Alfredo per tanti anni fa. Con il passare del tempo la mia voce ha subito il logico cambiamento di cui abbiamo parlato, tuttavia gli acuti superiori e il timbro smaltato sono ancora presenti.
Come vedresti il Duca oggi, in un’epoca dove la figura del seduttore può essere interpretata in vari modi?
Tanto tempo è trascorso da quando ho debuttato Il Duca, e il fatto di averlo cantato in produzioni così diverse e con maestri diversi, ha permesso a questo detestabile personaggio di crescere con me in modo naturale. La mia concezione si è evoluta negli anni, come dicevo, e per me è il “cattivo”, quello che va molto di moda perché ha molto potere, lo sa e se ne approfitta. Se ci fai caso, sono tratti che non sono cambiati per niente nel tempo. Oggi potremmo trovare tanti parallelismi tra il ruolo e i personaggi della vita reale, sia nella nostra vita quotidiana che nelle sfere più alte, come la politica, sui social network.
C’è stata una regia o una produzione che ha influenzato in particolar modo l’interpretazione di questo ruolo?
Da tutte le esperienze ho imparato qualcosa, logicamente, sia per le proposte sceniche che musicali, e hanno contribuito a plasmare Il Duca. L’ho cantato sui palcoscenici di Madrid, Oviedo, Siviglia, Valencia, Vienna, Monte Carlo, Venezia, Genova, Parma, Napoli, Salerno, Bologna, Macerata o Orange, solo per citarne alcuni. È una fortuna quando si ha la possibilità di riprendere un ruolo dopo così tanto tempo, perché lungi dall’annoiarsi e cadere nella routine, il cervello si attiva per offrire al pubblico qualcosa di diverso. Questo aspetto, incorporare le sfumature del personaggio, è assolutamente necessario per il mio modo di intendere questa professione.
Un messaggio al tuo pubblico e ai tuoi follower?
Spero semplicemente che verrete al Teatro del Maggio Musicale per godervi questa meravigliosa produzione di Rigoletto. Verdi non fallisce mai e tutti noi coinvolti daremo il massimo. Il pubblico è il nostro bene più prezioso e dobbiamo prendercene cura e preservarlo.
Cosa “bolle in pentola” nel tuo futuro lavorativo riguardo a progetti che ancora non sono noti?
Ebbene, in questa stagione tornerò al mio amato Teatro de la Zarzuela di Madrid, una grande istituzione nel mio paese, dove eseguirò un titolo meraviglioso come La Tabernera del Puerto, di Sorozábal. Posso anche dire che ci saranno altri Verdi nella mia vita, con nuove produzioni e titoli, e altri impegni durante l’estate e la prossima stagione, ma che non posso anticipare perché verranno annunciati nei prossimi mesi.
Ph-©-Leila-Leam-