«Tre differenti situazioni, connesse tra loro da un elemento comune: la notte – dichiara il Maestro alla vigilia dei concerti. “Alla notte, la parola guadagnata al silenzio”, recita il verso di Paul Celan al quale si ispira il Notturno di Berio nella versione per orchestra d’archi del 1995, un brano fatto principalmente di mormorii che secondo lo stesso Berio è fatto di parole non dette e di discorsi incompleti. È silenzioso anche quando è forte perché la forma stessa è silenziosa e non argomentativa. Sono anche le parole non dette dell’introverso mondo di Bohuslav Martinů, persona schiva e poco incline alle parole, che emergono sotto forma di canti nel concerto per oboe. E sono poi le parole mai dette in un momento di gioia, la festa notturna alla quale si aprono i palazzi di Salisburgo sulle note della Serenata Haffner di Mozart: un lavoro gioioso e celebrativo che lascia trasparire però qualche momento di malinconia, di taciturna solitudine, quasi a ricordarci l’incomunicabilità che spesso permea sottile il chiasso delle feste, come i suoni flebili e appartati nel Trio piano sempre del Minuetto Galante». |